Un nuovo colore? Si chiama "olo" e potrebbe cambiare il nostro modo di vedere (letteralmente!)
Chi avrebbe mai immaginato che esista un colore che non si può vedere nel mondo reale, a meno di usare… un laser?
Ebbene sì, si chiama olo ed è stato appena "scoperto" da un gruppo di ricercatori dell’Università della California a Berkeley. Sembra uscito da un romanzo di fantascienza, ma in realtà parliamo di scienza purissima (e un po’ visionaria). Lo studio, pubblicato su Science Advances, ha già fatto discutere parecchio.
Ma cos’è questo misterioso olo? Descritto come un verde-bluastro più brillante e saturo di qualsiasi cosa i nostri occhi abbiano mai visto, il nuovo colore è stato percepito soltanto da cinque persone—tra cui tre scienziati autori dello studio—grazie a un esperimento che stimola con precisione certosina le cellule della retina con impulsi laser. Niente pantoni da sfogliare, insomma: olo esiste solo in condizioni molto particolari, ed è frutto di un vero e proprio "trucco visivo".
Per capire meglio: la nostra retina è popolata da cellule chiamate coni, che sono responsabili della percezione del colore. Ne abbiamo di tre tipi: quelli che captano il blu (S), il verde (M) e il rosso (L). Ogni volta che vediamo un colore, il nostro cervello elabora una combinazione di segnali da questi tre tipi di coni. Quello che ha fatto il team di Berkeley è stato isolare e stimolare solo i coni M—un'impresa tecnologicamente non da poco—generando così un segnale che il cervello non ha mai ricevuto prima, creando la percezione di un colore… completamente nuovo.
Il co-autore Ren Ng, che ha partecipato come volontario, ha descritto l’olo come “più saturo di qualsiasi colore visibile nel mondo reale”. Per chi vuole un’idea più concreta, l’olo ricorda vagamente un verde acqua, ma più intenso, quasi abbagliante.
Naturalmente, la comunità scientifica non è tutta d’accordo. C’è chi parla di semplice illusione o di una questione interpretativa. Alcuni esperti, come John Barbur della City St George’s University di Londra, ritengono discutibile parlare di “nuovo colore” se serve un laser per vederlo. Ma anche questo fa parte della magia della scienza: ogni scoperta, per quanto “strana”, apre nuovi orizzonti.
E non si tratta solo di meraviglia estetica. Gli studiosi stanno già esplorando le possibili applicazioni mediche di questa tecnologia. Il dispositivo utilizzato, chiamato Oz, potrebbe un giorno aiutare persone con daltonismo a percepire sfumature di rosso e verde, anche solo per pochi istanti. Un piccolo miracolo ottico, insomma.
Per chi lavora nel mondo dell’interior design, questa scoperta ci ricorda quanto sia potente il colore nel modificare la nostra percezione della realtà. Certo, l’olo non sarà disponibile su una mazzetta RAL domani mattina, ma ci invita a riflettere: quanti altri modi ci sono di “vedere” il mondo? E quanto ancora può offrirci la scienza per espandere la nostra sensibilità visiva e, perché no, anche estetica?
Nel frattempo, continuiamo a giocare con luci, materiali e riflessi… chissà che un giorno non riusciremo a portare anche un pizzico di “olo” in uno dei nostri progetti!
Fonte: Science Advanced
Chi avrebbe mai immaginato che esista un colore che non si può vedere nel mondo reale, a meno di usare… un laser?
Ebbene sì, si chiama olo ed è stato appena "scoperto" da un gruppo di ricercatori dell’Università della California a Berkeley. Sembra uscito da un romanzo di fantascienza, ma in realtà parliamo di scienza purissima (e un po’ visionaria). Lo studio, pubblicato su Science Advances, ha già fatto discutere parecchio.
Ma cos’è questo misterioso olo? Descritto come un verde-bluastro più brillante e saturo di qualsiasi cosa i nostri occhi abbiano mai visto, il nuovo colore è stato percepito soltanto da cinque persone—tra cui tre scienziati autori dello studio—grazie a un esperimento che stimola con precisione certosina le cellule della retina con impulsi laser. Niente pantoni da sfogliare, insomma: olo esiste solo in condizioni molto particolari, ed è frutto di un vero e proprio "trucco visivo".
Per capire meglio: la nostra retina è popolata da cellule chiamate coni, che sono responsabili della percezione del colore. Ne abbiamo di tre tipi: quelli che captano il blu (S), il verde (M) e il rosso (L). Ogni volta che vediamo un colore, il nostro cervello elabora una combinazione di segnali da questi tre tipi di coni. Quello che ha fatto il team di Berkeley è stato isolare e stimolare solo i coni M—un'impresa tecnologicamente non da poco—generando così un segnale che il cervello non ha mai ricevuto prima, creando la percezione di un colore… completamente nuovo.
Il co-autore Ren Ng, che ha partecipato come volontario, ha descritto l’olo come “più saturo di qualsiasi colore visibile nel mondo reale”. Per chi vuole un’idea più concreta, l’olo ricorda vagamente un verde acqua, ma più intenso, quasi abbagliante.
Naturalmente, la comunità scientifica non è tutta d’accordo. C’è chi parla di semplice illusione o di una questione interpretativa. Alcuni esperti, come John Barbur della City St George’s University di Londra, ritengono discutibile parlare di “nuovo colore” se serve un laser per vederlo. Ma anche questo fa parte della magia della scienza: ogni scoperta, per quanto “strana”, apre nuovi orizzonti.
E non si tratta solo di meraviglia estetica. Gli studiosi stanno già esplorando le possibili applicazioni mediche di questa tecnologia. Il dispositivo utilizzato, chiamato Oz, potrebbe un giorno aiutare persone con daltonismo a percepire sfumature di rosso e verde, anche solo per pochi istanti. Un piccolo miracolo ottico, insomma.
Per chi lavora nel mondo dell’interior design, questa scoperta ci ricorda quanto sia potente il colore nel modificare la nostra percezione della realtà. Certo, l’olo non sarà disponibile su una mazzetta RAL domani mattina, ma ci invita a riflettere: quanti altri modi ci sono di “vedere” il mondo? E quanto ancora può offrirci la scienza per espandere la nostra sensibilità visiva e, perché no, anche estetica?
Nel frattempo, continuiamo a giocare con luci, materiali e riflessi… chissà che un giorno non riusciremo a portare anche un pizzico di “olo” in uno dei nostri progetti!
Fonte: Science Advanced